(Coira, Svizzera 1741 - Roma 1807)
L’ovale con l’Allegoria della Speranza fu donato da Angelika Kauffmann all’Accademia di San Luca in occasione della sua ammissione, celebrata il 5 maggio 1765. Prima di giungere a Roma (1763), la giovane, nata a Coira, aveva visitato Milano, Parma, Modena e Bologna avendo modo di studiare le opere del Correggio, dei Carracci, di Reni, del Domenichino e del Guercino, mentre a Firenze si era esercitata copiando i dipinti della Galleria ducale. Nell’Urbe strinse importanti amicizie (Mengs, Hamilton, Batoni, Piranesi, West). Fondamentale, per il suo crescente interesse per l’antico, fu in particolare il rapporto con Winckelmann, che la introdusse presso le collezioni del cardinale Albani. In questo periodo eseguì ritratti di Grand tourists - audace, per la posa disinvolta, quello dell’attore inglese Davis Garrick (1764, Stamford, Burghley House Collection) - e si dedicò anche alla pittura di storia. Nel giugno del 1766 si trasferì Londra e conobbe Sir Joshua Reynolds. Tra i fondatori della Royal Academy of Art, Kauffmann si distinse con notevoli ritratti (come quello del stesso Reynolds, 1767, Plymouth, Saltram Collection, National Trust) che rivelano una forte componente allegorica, spesso in relazione al mondo antico. Nel 1782 tornò - assieme al marito Antonio Zucchi - a Roma e da quel momento la sua casa-studio in via Sistina presso Trinità dei Monti divenne un punto di riferimento irrinunciabile della vita artistica e intellettuale della città. Intenso fu il suo rapporto con Goethe, che non mancò di ritrarre (1787, Weimar, Goethe Nationalmuseum). Oltre a mantenere stretti rapporti con la clientela inglese, fu richiesta da personalità di prim’ordine e dalle maggiori corti italiane ed europee (l’imperatore Giuseppe II, Caterina la Grande di Russia). Eseguì in questi anni alcuni dei suoi capolavori, dai ritratti (Autoritratto, 1787, Firenze, Uffizi), ai quadri storici e letterari (Virgilio legge l'Eneide ad Augusto e Ottavia, 1788, San Pietroburgo, Ermitage), ai dipinti di tema sacro (Natan e Davide, 1797, Bregenz, Vorarlberger Landesmuseum). Prese parte alla decorazione della cappella del santuario di Loreto - con Camuccini e Unterberger - predisponendo la scena, tradotta in mosaico, con L’educazione della Vergine (1790-1791), sensibile al nascente interesse per i “primitivi”. Primizia dell’artista, il dipinto dell’Accademia di San Luca - tradotto in incisione dall'autrice nello stesso 1765 - raffigura una fanciulla vestita all’antica, con il volto adagiato sulle mani incrociate sull’àncora, strumento che simboleggia la Speranza cristiana. Vivido è ricordo di Correggio nella morbida fusione dei colori intrisi di luce e nella dolcezza espressiva. Precedenti invocati la Madonna della seggiola di Raffaello, la Beatrice Cenci di Guido Reni, le Sibille del Guercino, del Domenichino (del quale copiò la Sibilla Cumana della Galleria Borghese) e di Mengs, tutte fonti primarie dell’immaginario di Angelika. Nel grazioso volto, velato di malinconia, si è proposto si riconoscervi l’autoritratto, ipotesi possibile ma non certa. La posa studiata torna nella tela coeva con Penelope al telaio (Hove, Museum and Art Gallery), anch’essa deferente ai modelli del classicismo emiliano.
Pietro Di Natale