Autoritratto
Autore
Giorgio Szoldatics
(Roma 1873 – 1955)
Data
1922
Tecnica
olio su tela
Dimensioni
cm 41,5 x 51,5
Iscrizioni
a sinistra: G Szoldatics; a destra: Roma 1922
Inventario
1082

Giorgio Szoldatics appartiene a quella folta schiera di pittori attivi a Roma tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento che – anche in ragione dell’appartenenza ad una modernità difficilmente etichettabile, a metà tra tradizione e avanguardia – sono sfuggiti alla letteratura artistica, cadendo ingiustamente nell’oblio. Figlio del pittore ungherese specializzato in soggetti sacri Ferenc Szoldatics (Balatonalmádi 1820 – Roma 1916), “l’ultimo dei Nazareni” (Biró 1940, p. 114), Giorgio Szoldatics apprese il mestiere dal padre, per poi rinfrescare la propria tecnica grazie alla partecipazione attiva al dibattito artistico della Capitale, dove in breve si affermò come ritrattista dell’alta società. Oltre ad esporre con assiduità ad importanti mostre italiane, da quelle annuali della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma alle biennali veneziane, l’artista frequentò alcuni dei più influenti pittori del suo tempo, tra cui l’amico Giacomo Balla. Szoldatics mutuò dal pittore torinese tanto l’adesione alla tecnica divisionista, quanto la predilezione per ardite inquadrature di taglio fotografico nei ritratti, soprattutto nei primi piani. Nell’Autoritratto delle collezioni di San Luca il pittore si raffigura di profilo, con la bocca semiaperta: in una posa, insomma, non convenzionale, di evidente reminiscenza balliana. L’opera fu donata da Szoldatics all’Accademia qualche anno dopo la nomina ad accademico di merito residente per la classe di pittura, avvenuta nel 1919, e si lega ad una serie di autoritratti che l’artista eseguì nel corso della sua carriera: tra questi, vanno segnalati in particolare il Ritratto dell’autore con una sua allieva presentato all’Esposizione Internazionale a Valle Giulia nel 1911 (ripr. in V. Pica, L’arte Mondiale a Roma nel 1911, Bergamo 1913, p. 335) e il Pittore con la moglie di Giacomo Balla del 1914 recentemente riapparso sul mercato antiquario, entrambi rivelatori di una sentita affinità con la concezione del genere del ritratto nel Balla prefuturista.

Manuel Carrera

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