(Palestrina 1902 - Crans-Montana 1981)
Dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Roma, Francesco Coccia prosegue la sua formazione nello studio di Villa Strohl-Fern, dove ha modo di frequentare Alfredo Biagini e Arturo Martini, tra i protagonisti della scultura italiana del Novecento. Autore durante gli anni del regime di diversi altorilievi celebrativi, nel dopoguerra consolida la propria attività di scultore, condotta in parallelo all'insegnamento di Plastica Ornamentale presso la facoltà di Architettura di Roma. Nel 1948 dirige la Quadriennale di Roma. Nel 1965 viene eletto accademico di San Luca per la classe di scultura e in questa circostanza dona all'Accademia il bozzetto in bronzo del gruppo Le tre età realizzato per il sacrario delle Fosse Ardeatine. Con realismo evocativo in quest'opera Coccia rappresenta il dramma di quel massacro. Tre uomini, un giovane, un adulto, un anziano, legati ai polsi e alle caviglie, rivolgono i volti verso tre luoghi significativi dell'eccidio: la strada da cui, dopo l'attentato in via Rasella del 23 marzo 1944, arrivarono i camion nazisti che qui trasportarono 335 uomini; l'ingresso ai cunicoli delle vecchie cave, laddove per rappresaglia il giorno dopo l'attentato quegli uomini (dieci per ogni tedesco ucciso, più cinque) vennero assassinati; e il sacrario, dove poi furono sepolte le salme. All'indomani della liberazione di Roma dai nazisti, il Governo italiano si assunse subito l'impegno di erigere un monumento ai martiri dell'eccidio. A settembre il Comune bandì un concorso per la progettazione, il primo nell'Italia liberata. Dopo due gradi, il concorso si concluse nell'autunno del 1946 con la proclamazione ex aequo dei progetti Risorgere (di Mario Fiorentino con Nello Aprile, Cino Calcaprina, Aldo Cardelli e Francesco Coccia) e UGA (gruppo Unione Giovani Architetti guidato da Giuseppe Perugini, cui poi si aggiungerà lo scultore Mirko Basaldella). Cinque anni dopo la strage, il 24 marzo 1949, il sacrario venne inaugurato. Un solo segno, una grande lastra sepolcrale di cemento che appare appena sollevata dal terreno, copre i sarcofagi delle vittime. Un muro in pietra racchiude l'area a cui si accede varcando un cancello in ferro battuto, opera straordinaria di Mirko Basaldella; alla sinistra dell'ingresso, su un basamento, si eleva il grande gruppo in travertino di Coccia, unico elemento emergente e chiaro tra i toni bruni della pietra e del cemento e il verde intenso della vegetazione. Rispetto alla scultura, completata nel 1951, il bozzetto in bronzo di Coccia, ascrivibile ad una fase preparatoria, presenta più dinamismo delle tre figure nonché, per la duttilità della materia e per le ridotte dimensioni del gruppo, una sintesi formale capace di imprimere a tutto l'insieme una maggiore intensità espressiva.
Laura Bertolaccini