Busto di Giovan Battista Piranesi
Autore
Joseph Nollekens
(Londra 1737–1823)
Data
1765-1770 circa
Tecnica
marmo
Iscrizioni
alla base: CAVALIERE G. B. PIRANESI / ARCHITETTO
Inventario
73

Scolpito per essere donato all’Accademia di San Luca, della quale Piranesi era membro dal 1761, il busto fu probabilmente commissionato a Nollekens direttamente dal celebre incisore e architetto. Joseph Nollekens, ritrattista abilissimo, giunge a Roma nel 1763, ottenendo quello stesso anno un premio dalla Scuola del Nudo in Campidoglio. In città fino al 1770, nel 1768 partecipa al primo Concorso Balestra. Attivo nel campo dei restauri, come in quello del traffico di oggetti antichi, Nollekens compare in una lista di venditori e restauratori di antichità stilata per Giannangelo Braschi e connessa alle acquisizioni per il nascente Museo Pio Clementino, assieme a Piranesi, Thomas Jenkins, Bartolomeo Cavaceppi e Giuseppe Angelini. Proprio ad Angelini, autore della statua di Piranesi a figura intera posta sulla tomba dell’artista in Santa Maria del Priorato, il ritratto dell’Accademia di San Luca fu per molto tempo attribuito. Angelini, che dal 1772 sarà collaboratore per alcuni anni di Nollekens a Londra, come lui aveva lavorato sia per Cavaceppi che per Piranesi. L’autore del busto è stato individuato in Joseph Nollekens solo nel 1796, da John Wilton-Ely in un articolo su “The Burlington Magazine”. L’attribuzione del ritratto allo scultore inglese si basa su due fonti: il manoscritto della biografia postuma di Piranesi redatta nel 1799 dal francese Jacques-Guillaume Legrand e l’opera in due volumi del 1828, Nollekens and his times, dell’incisore inglese John Thomas Smith, figlio di un’assistente di Nollekens e anch’egli impiegato per un breve periodo nel suo studio londinese di Mortimer Street. Nonostante all’epoca, immediatamente dopo la morte di Piranesi, il busto di Nollekens venne stroncato da Lodovico Bianconi in quanto ritenuto non somigliante, questo costituisce da sempre una delle più famose immagini dell’architetto, assieme al ritratto su tela di Carlo Labruzzi (oggi al Museo di Roma) e al marmo di Angelini. Contrariamente al dipinto di Labruzzi, la scultura di Nollekens esclude qualunque tipo di riferimento al mestiere manuale di incisore. Inoltre, l’iscrizione sul piedistallo identifica l’effigiato soltanto in qualità di architetto. Ritratto “all’antica”, in una modalità che riscuoterà sempre più successo nei due decenni successivi, Piranesi è presentato essenzialmente come artista “intellettuale” (si ricordi il suo esser stato membro dell’Accademia dell’Arcadia, accolto nel 1743, col nome pastorale di Salcindio Tiseio). La stilizzazione dei capelli nel ritratto, rimando esplicito alla scultura di età sillana (Barroero), marca una differenza con le capigliature, solitamente condotte in senso più realistico, di molte teste scolpite da Nollekens. Tipica dello scultore inglese è invece la resa psicologica ottenuta tramite l’aggrottarsi della fronte unita al volgere dello sguardo. Recentemente è stato notato che in alcuni punti la superficie del marmo non risulta trattata alla maniera di nessun’altra delle opere di Nollekens, si è allora ipotizzato che quest’ultimo abbia realizzato di sua mano soltanto il modello in argilla, lasciando l’esecuzione finale ad altri (Kenworthy Brown).

Tiziano Casola

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