(Torino 1871 - Roma 1958)
Gli esordi di Giacomo Balla, il più vecchio del gruppo Futurista, furono all’insegna della pittura divisionista. Cresciuto nella Torino di fine Ottocento, che lascia per trasferirsi a Roma nel 1895, nel capoluogo piemontese entra in contatto con il vivace ambiente artistico locale e fa le prime esperienze al servizio dello studio fotografico Bertieri. Allo stesso tempo, però, ha anche modo di respirare lo spirito del socialismo umanitario, diffuso in età giolittiana e alimentato dai rapporti personali del pittore con Ernesto Nathan. Tutto questo lo porta a dedicare numerosi dipinti a una reinvenzione dei temi della pittura sociale. Sono gli anni in cui realizza il grande dipinto del Fallimento (1902) di cui si conserva soltanto un bozzetto, raffigurante le porte sbarrate di una bottega ad evocare un momento di crisi. Sono anche anni in cui Balla conforta questa sua tensione di carattere sociale con la lettura delle opere di Tolstoj e Dostoevsky, di Zola e Gorkij, che lo portano ad acuire un’attenzione verso gli ultimi e i “vinti”, che diventano protagonisti della serie Dei Viventi, dipinta fra 1902 e 1909 e solo in quest’anno esposta al completo. Ne fa parte il Contadino, giunto all’Accademia di San Luca grazie al Premio acquisto Gustavo Müller del 1914, come parte di un polittico di opere tutte dello stesso formato fra cui si distingue il famoso dipinto de La pazza (1905) della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, oltre ad altri dipinti di tono cupo come Il mendicante (1902) e I malati (1905). Dipinti tutti del medesimo formato allungato, Balla dà qui prova di grande padronanza del disegno e soprattutto di una sapiente regia delle luci esercitata durante il lungo tirocinio con il disegno a pastello e a gessetto colorato, che gli permette di creare dei forti controluce sapientemente contornati intorno alle figure,oltre a facilitare l’accostamento di lunghi tratti di colore separati fra loro e otticamente fusi a ricomporre un’immagine. In questo modo egli riesce a conservare una cupezza tipica della pittura dell’Ottocento di stampo verista, concentrata sull’immagine di una società tutt’altro che spensierata ma fatta anche dagli ultimi e dagli emarginati, a cui restituisce la dignità di un’opera plastica di grandi dimensioni.
Balla sarebbe poi tornato a una pittura di figura, ma più polita e compatta della precedente, dopo la stagione Futurista, che lo accompagna ancora negli inoltrati anni Quaranta. In questo momento, per esempio, riprendeva a trattare un genere che a lungo aveva accantonato come il ritratto, che pure gli aveva procurato una certa fortuna consentendogli oltretutto audace tentativi sperimentali insoliti in un genere di dipinto tipicamente su commissione. Sovente, poi, Balla continua a prendere se stesso come soggetto come dando vita a un cospicuo numero di autoritratti, a partire dal famoso pastello Autosmorfia del 1900. Questo del 1949, in particolare, ricopre un ruolo significativo da un punto di vista simbolico, da vedersi in stretto rapporto con un altro autoritratto coevo, conservato nelle collezioni della Civica Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. In quest’ultimo Balla si è ritratto sulla terrazza della sua casa romana, con uno sfondo di palazzi e il pennello in mano. In Primi e ultimi pensieri, invece, l’allusione al mestiere è più sottile e velata. Seduto di fronte all’osservatore in abiti da casa, giacca di flanella e sciarpa azzurra, il formato orizzontale del dipinto gli consente di accostare al volto la riproduzione di un autoritratto a pastello realizzato da sua figlia Elica e intitolato Primi pensieri, a indicare una continuità e una trasmissione di tradizione pittorica di generazione in generazione.
Luca Pietro Nicoletti
Bibliografia essenziale
Giacomo Balla 1895-1911. Verso il Futurismo, a cura di M. Fagiolo dell’Arco, catalogo della mostra (Padova), Venezia 1998, n. 60 p. 112.
Il Tesoro d’Italia, a cura di V. Sgarbi, P. Di Natale, catalogo della mostra (Milano, EXPO 2015), Cinisello Balsamo 2015, pp. 378-379 (C. D’Angelo).
Futurballa. Vita luce velocità, a cura di E. Coen, catalogo della mostra (Alba), Milano 2016, n. 7 p. 34.
La riproduzione digitale del dipinto è stata eseguita con il contributo della Regione Lazio, Direzione Cultura e Lazio Creativo, Area Servizi Culturali e Promozione della lettura, L.R. n. 24/2019, Piano 2022