(Copenhagen 1770 - 1844)
Scultore di origine danese, Bertel Thorvaldsen, ebbe la sua prima formazione presso l’Accademia Reale delle Belle Arti di Copenhagen. Raggiunse l’Italia nel 1796 dove, tranne qualche soggiorno in patria, rimase fino al 1838. Arrivato a Roma nel 1797 ebbe modo di continuare lo studio dell’antico ottenendo molte commissioni e riconoscimenti. Nel 1808 fu eletto membro di merito dell’Accademia di San Luca, di cui divenne presidente (1827-1828), impegnandosi nella didattica e insegnando scultura.
La figura colossale del Cristo (1821) fu donata all’Accademia nel 1844 dagli eredi dell’artista, con altri gessi, al fine di liberarne l’atelier. Il gesso è uno dei due modelli eseguiti dallo scultore (l’altro nel Thorvaldsens Museums, Copenhagen), per l’opera in marmo (1821-1827) destinata alla chiesa di VorKirke di Copenhagen. Il recente restauro ha fatto emergere piccole tracce rosa da riferirsi alla “camicia” (utilizzata per eseguire la forma e il calco) che, con i segni di riferimento rilevati, indicherebbero il fatto che questo sia il modello originale dal quale furono tratti gli altri esemplari della figura.
“La figura del Cristo la più interessante e difficile da situarsi” (come si legge nei documenti), insieme alla Religione di Antonio Canova, venne collocata nella chiesa dei Santi Luca e Martina. Nel 1926 a causa di alcuni lavori di consolidamento dell’edificio, eseguiti senza l’autorizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione, le opere subirono gravi danneggiamenti. Il Cristo si frammentò irrimediabilmente, venne segato e si conservò il busto e poche altre parti. A questo periodo dovrebbe risalire il sommario restauro del naso.
Il fatto suscitò un vero e proprio scandalo, tanto che il presidente Carlo Siviero, anche a seguito delle accese polemiche sui giornali dell’epoca, fu costretto a presentare le dimissioni.
Il Cristo (1821-1827) - caratterizzato da una severa monumentalità, ispirato alle opere dei maestri del Rinascimento (Grandesso 2010) - rappresenta la scultura più importante di un gruppo di opere che comprendeva anche i dodici apostoli. Dell’opera, realizzata in marmo a Carrara da Pietro Bienaimé, rimangono due bozzetti preparatori (Thorvaldsens Museum, Copenhagen), e diversi calchi realizzati dalla bottega dello scultore. Dopo la morte dell’artista furono eseguite diverse versioni in differenti grandezze e materiali, oggi sparse in tutto il mondo.
Valeria Rotili
La riproduzione digitale della scultura è stata eseguita con il contributo della Regione Lazio, Direzione Cultura e Lazio Creativo, Area Servizi Culturali e Promozione della lettura, L.R. n. 24/2019, Piano 2022