Giaele uccide Sisara
Autore
Carlo Maratti
(Camerano 1625-Roma 1713)
Data
1690-1692
Tecnica
olio su tela
Dimensioni
cm 122,7 x 88,3
Inventario
153

Pittore di grande fama, trasferitosi dalle Marche a Roma nel 1636, Maratti entrò nella bottega di Andrea Sacchi, divenendone allievo prediletto. Ottenne numerose commissione dall’aristocrazia e dal clero romano e si confermò nel tempo caposcuola della pittura di impostazione classicista di derivazione emiliana, che contribuì a diffondere in Europa anche grazie a una folta schiera di collaboratori. Entrando a far parte dell’Accademia di San Luca nel 1662, ricoprì la carica di principe a varie riprese a partire dal 1664 (A. Cipriani, in Maratti e l'Europa 2015, pp. 267-273). Si impegnò personalmente, anche sostenendo economicamente alcune iniziative (come per esempio l’affitto di locali e la premiazione dei giovani), affinché la San Luca consolidasse la propria funzione istituzionale, occupandosi inoltre e a più riprese della didattica, posizionando il modello vivente e selezionando gli esemplari da impiegare nell'esercizio dall'antico. Anche se per alcuni anni i rapporti con l'Accademia quasi si interruppero, a partire dal 1700 Maratti si riaffacciò da protagonista nella storia dell'istituzione, ricoprendo la carica di principe per diversi anni fino a quando Clemente XI lo insignì della nomina vitalizia, carica concessa per la prima volta a un artista accademico.
Il dipinto rappresentate Giaele uccide Sisara viene citato da Giovanni Bellori (1672-1695), erudito e principale biografo dell’artista, come una delle “istorie in quadri piccoli” tratte dai cartoni preparatori per la decorazione musiva del vestibolo della cappella della Presentazione nella basilica di San Pietro. Commissione prestigiosa che ebbe una lunga gestazione e un complesso programma iconografico che vide coinvolto Bellori stesso, e che mirava a esaltare la figura della Vergine, esibendo episodi significativi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Il marchese Niccolò Maria Pallavicini, ricco banchiere genovese, grande estimatore del maestro e suo esecutore testamentario, richiese per la propria quadreria la versione in dipinti di alcuni soggetti, poi tradotti in incisione da Girolamo Ferroni (1704). La tela entrò probabilmente in Accademia dopo la morte del pittore e la vendita della collezione dell'aristocratico genovese (1719), certamente prima del 1787 quando compare tra i dipinti della raccolta accademica (Mezzetti 1955). Maratti dedicò grande cura all’elaborazione di questo episodio biblico, realizzando molti disegni preliminari necessari a studiare la composizione, la posa dell’eroina ebrea e l'ardito scorcio del corpo del condottiero cananeo Sisara. Nel dipinto, che presenta delle differenze rispetto agli studi grafici e ai cartoni definitivi, la scansione compositiva, la posa e l'accresciuto numero dei personaggi contribuiscono a enfatizzare la drammaticità dell’episodio, tutto serrato in primo piano e sullo sfondo di un drappo scuro che funge da quinta teatrale. L'invenzione di Maratti ebbe fortuna, venendo replicata da altri artisti, come testimonia la tempera su pergamena di Palazzo Mazzetti ad Asti, realizzata da Francesco Felice Predessio nel secondo quarto del Settecento.

Marica Marzinotto

 

Bibliografia essenziale
A. Mezzetti, Contributi a Carlo Maratti, in “Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte”, IV, 1955, pp. 338-339, 353-354.
L'Idea del bello. Viaggio per Roma nel Seicento con Giovan Pietro Bellori, a cura di E. Borea, C. Gasparri, L. Arcangeli, catalogo della mostra, 2 voll., Roma 2000, II, pp. 474-475 (S. Rudolph).
Da Rubens a Maratta le meraviglie del Barocco nelle Marche, a cura di V. Sgarbi, S. Papetti, catalogo della mostra (Osimo), Cinisello Balsamo 2013, pp. 164-165 (C. Costanzi).
Maratti e l'Europa, a cura di L. Barroero, S. Prosperi Valenti Rodinò, S. Schütze, atti delle giornate di studio (Roma 2013), Roma 2015, pp. 267-273 (A. Cipriani).

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