Antonio Giarola (Verona 1595 circa-1674)
La Fortuna di Guido Reni ha visto di recente la sorte volgere finalmente a suo favore col moltiplicarsi delle occasioni in cui il dipinto di proprietà dell’Accademia è stato esposto, così come delle copie note, utili a registrare la fama goduta da questa invenzione. Guido Reni la coniò per l’Abate Gavotti, il quale, contravvenendo alle indicazioni del pittore, la mise sulla pubblica piazza e ne permise la copia ad incisione dello Scarsella, quando la pittura non era ancora finita. Per di più la cedette per seicento scudi, il doppio di quanto pattuito col pittore, a Benadduce Benadducci di Tolentino e si tratta della versione in asta Dorotheum a Vienna nel 15 ottobre 2013. Qui la Fortuna, in volo sul mondo, regge un borsello con le monete, mentre nelle collezioni di San Luca la dea regge una corona: si tratta di un cambiamento apportato dallo stesso Reni a una copia del dipinto che stava realizzando nella sua bottega Antonio Giarola, al fine di punire in qualche modo Gavotti: “fecela portare in una sua stanza, e tutta col suo pennello la ricoperse, variandola in questo, che dove nella prima tiene la Fortuna nella mano destra una borsa, dalla quale cadono monete d’oro, nella seconda fecele tenere la Corona”. La Fortuna infatti decide delle ricchezze, ma anche della nobiltà, che è di nascita e a cui Gavotti, abate, non poteva ambire neppure con un matrimonio: qui risiede la vendetta del pittore nei suoi confronti. Il recente intervento conservativo effettuato da Laura Cibrario e Fabiola Jatta, riscontrando il borsello celato sotto la ridipintura con la corona ha identificato senza ulteriori dubbi la Fortuna di Giarola ritoccata da Reni con la versione donata da Gregorio XVI all’Accademia di San Luca in quanto non abbastanza decorosa per restare nelle collezioni pontificie e proveniente dalla collezione Sacchetti, pur rimanendo oscuri i motivi di un così rapido passaggio dallo studio bolognese del pittore al palazzo fiorentino dell’Altoviti, alla collezione romana, dove per di più sarebbe stata riferita, nel 1688, a Sirani. Quanto detto potrebbe rendere plausibile l’ipotesi paradossale di uno scambio avvenuto quando Luca Assarino, nel visitare la bottega di via degli orefici in compagnia di Giulio Sacchetti, rimase impressionato proprio da una Fortuna.
Oltre a ciò, non resta che ammirare la candida carnagione della fanciulla e i suoi capelli dorati, il bel cielo di un azzurro prezioso e apprezzare infine la ricchezza di invenzione di Guido Reni, che continua a stupire oggi come allora.
Massimo Francucci
Bibliografia essenziale
F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, V, Firenze 1702, pp. 327-328.
D. Mahon, D.S. Pepper, Guido Reni’s ‘Fortuna with a purse’ rediscovered, in “The Burlington Magazine”, 1999, pp. 156-163.
Da Cimabue a Morandi. Felsina Pittrice, a cura di V. Sgarbi, P. Di Natale, catalogo della mostra, Bologna 2015, p. 224, n. 70 (M. Francucci).
Aperti per restauri. Il restauro di Venere e Amore del Guercino e dell’Allegoria della Fortuna di Guido Reni, a cura di P. Baldi, L. Cibrario, F. Jatta, Roma 2015.
Il museo universale. Dal sogno di Napoleone a Canova, a cura di V. Curzi, C. Brook, C. Parisi Presicce, catalogo della mostra (Roma), Milano 2016, p. 258, n. 23 (D. Frapiccini).