(Roma 1845 – 1929)
Tra i più importanti monumenti della Roma capitolina di fine Ottocento vi è il Monumento a Giordano Bruno, martire del libero pensiero, magniloquente bronzo di Ettore Ferrari installato in Piazza Campo de’ Fiori alla fine della primavera del 1889. Il filosofo è ritratto in piedi, con la gamba destra protesa in avanti e un libro tra le mani: lo sguardo, intenso e meditativo, emerge dall’ombra proiettata dal cappuccio e si indirizza, non a caso, in direzione della Santa Sede. Ad oggi non è dato conoscere con certezza la genesi della commissione della scultura, a cui si cominciò a pensare subito dopo il 1870. L’idea, tuttavia, sarebbe da attribuire ad un gruppo di studenti universitari, probabilmente dell’ateneo di Torino, o ancora della Sapienza (cfr. E. Passalalpi Ferrari, Il monumento a Giordano Bruno in Campo de' Fiori di Ettore Ferrari, Roma 2009, p. 13), dove certamente nel 1876 nacque il primo comitato internazionale promotore dell’erezione del monumento. Passarono quindi dieci anni, tra innumerevoli polemiche, prima che Ettore Ferrari plasmò il bozzetto per la scultura finale. In una prima idea, testimoniata da un disegno realizzato nel 1885, l’artista aveva immaginato il filosofo nolano con il braccio destro alzato al cielo e un volume nella mano sinistra. Secondo quanto riportato dallo stesso Ferrari (Passalalpi Ferrari 2009, p. 113), la posa del Giordano Bruno cambiò in seguito ad un sogno, in cui lo scultore vide il filosofo vestito con un ampio abito monacale, con il capo coperto dal cappuccio: visione immortalata nell’acquerello poi entrato nelle collezioni dell’Accademia di San Luca, probabilmente donato dall’autore, già allievo presso l’istituto romano. L’immagine fu particolarmente apprezzata dai membri del comitato universitario e l’artista prese a lavorare alla versione definitiva della scultura. Il monumentale gesso – oggi nei depositi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma – da cui fu tratta la fusione in bronzo, fu portato a termine entro il 1887. L’intensa carica simbolica dell’opera, collocata nel punto in cui Giordano Bruno fu bruciato vivo il 17 febbraio del 1600, costò non pochi grattacapi al convinto anticlericale Ettore Ferrari (dal 1904 Gran Maestro della Massoneria), osteggiato a lungo dal Vaticano e in particolare da papa Leone XIII.
Manuel Carrera