Mosè raccoglie i doni per la costruzione del tempio
Autore
Benedetto Luti
(Firenze 1666 - Roma 1724)
Data
1692
Tecnica
matita e biacca
Dimensioni
mm 720 x 1170
Provenienza
Concorso Clementino 1692, prima classe di pittura, primo premio

Formatosi presso la scuola di Anton Domenico Gabbiani, protagonista della pittura tardo barocca fiorentina, Benedetto Luti nel 1690 si trasferisce a Roma ed entra in contatto con Carlo Maratti. Presso la scuola del maestro, il giovane fiorentino intraprende un percorso artistico che in pochi anni lo conduce, attraverso la reinterpretazione della tradizione seicentesca romana, verso un progressivo superamento dai canoni tardo barocchi della sua formazione. L’elaborazione di un originale linguaggio pittorico, caratterizzato da una spiccata sensibilità per il colore meditata attraverso lo studio delle opere di Mola, Ricci e Gaulli, sarà alla base del suo successo e del particolare apprezzamento da parte dei collezionisti del tempo.

Solo dopo aver ricevuto licenza dal maestro nel 1692 Luti, giunto a Roma da appena due anni, partecipa al Concorso Clementino dell’Accademia di San Luca, vincendo il primo premio della prima classe di pittura. Il tema proposto, Mosè raccoglie i doni per la costruzione del tempio è sviluppato dal giovane fiorentino attraverso la raffigurazione di molteplici gruppi di personaggi che formano un insieme armonico, ben equilibrato. La distribuzione dello spazio avviene su diversi piani che sfumano verso l'orizzonte e accompagnano lo spettatore nell'evolversi del racconto che ha inizio a sinistra con il convoglio dei donatori, per proseguire, attraverso l’alternarsi di pieni e vuoti, al centro della scena dove Mosè analizza il progetto e catalizza, grazie al dispiegamento degli astanti, l'attenzione dello spettatore. Sullo sfondo, al di sopra di una collina, gruppi di uomini, sommariamente raffigurati, avviano i primi lavori di costruzione dell’edificio sacro. Luti, che si ritrae sulla destra come testimone dell’evento mentre srotola il disegno, con questo “squisito saggio  del tardobarocco fiorentino” (S. Rudolph in I premiati dell'Accademia 1682-1754, a cura di A. Cipriani, Roma 1989), dimostra di non appartenere ancora pienamente alla scuola marattiana ma di aver raggiunto una maturità artistica che lo vedrà in pochi anni assurgere ad una posizione di rilievo nell’ambiente artistico romano.

Elisa Camboni

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