(Quistello di Mantova 1906- Venezia 1989)
Nel corso degli anni Quaranta, mentre partecipa al Fronte Nuovo delle Arti, Alberto Viani comincia ad elaborare una via di sintesi della figura umana in chiave puramente astratta che si rifà a temi già affrontati dalla scultura surrealista fra Hans Arp e la prima stagione di Alberto Giacometti, a cui spesso la critica lo ha accostato in un confronto ingeneroso. Traendo probabilmente spunto invece dalla stagione surrealista di Pablo Picasso, di cui in Italia cominciano a circolare le prime riproduzioni su riviste francesi del dopoguerra, Viani elabora una forma fluida e di memoria organica, fatta di superfici lisce e semplificate, carezzevoli al tatto e alla vista. Il nudo femminile, in particolare, è il soggetto principale di questa stagione: acefalo, il corpo femminile e principalmente un torso dai volumi morbidi da cui affiorano rimandi all’anatomia umana, che assumono talvolta l’austerità arcaica della scultura classica applicata all’architettura, come nella famosa Cariatide del 1951. Per questo motivo non di rado la critica ha parlato di classicismo di Viani, distignuendolo così dai modelli d’oltralpe, da cui lo smarcava anche la peculiare ricerca di una leggerezza visiva della forma, che si apre nello spazio partendo da una ridotta base di appoggio. Per raggiungere questo stadio di semplificazione, Viani è ricorso alla modellazione diretta del gesso applicato sopra un’armatura metallica, obbligando quindi la forma a una riduzione dei piani a forse ampie e purificate da possibili dettagli realistici. Su questa struttura, poi, egli interviene fino a ottenere una forma levigata e leggera, pronta ad essere tradotta in marmo o fusa in bronzo, in entrambi i casi però puntando su superfici lucide e riflettenti che accentuano l’aspetto smaterializzante della figura. Prima ancora, però, la scultura ha origine in una lunga serie di disegni con cui egli definisce il profilo generale dell’opera e il movimento quasi danzante della forma che volteggia nello spazio con moto lento e armonico.
Luca Pietro Nicoletti
La riproduzione digitale della scultura è stata eseguita con il contributo della Regione Lazio, Direzione Cultura e Lazio Creativo, Area Servizi Culturali e Promozione della lettura, L.R. n. 24/2019, Piano 2022