Quattro filosofi in un bosco (recto)
Autore
Salvator Rosa
(Napoli 1615- Roma 1673)
Data
1661-1663 circa
Tecnica
matita e inchiostro bruno su carta
Dimensioni
mm 390 x 315 circa

"Mi sono in tutto e per tutto imerso in fantasie et operationi dell’acquaforte et ho quest’hora fatte di molte coglionerie" (S. Rosa, Lettere, a cura di T. Festa e G.G. Borrelli, Napoli 2003 p. 262). Con questa lettera, inviata nel gennaio del 1661 all’amico Giovan Battista Ricciardi (1623-1686), Salvator Rosa dichiarava di aver iniziato ad editare le grandi stampe dai soggetti letterari e filosofici, stampe a cui evidentemente partecipava egli stesso intervenendo nel procedimento di morsura dell’acquaforte. Dopo un primo periodo di formazione a Napoli nella bottega di Aniello Falcone (1600-1665) e in quella di Jusepe de Ribera (1591-1652) e dopo il fallito tentativo di affermarsi sulla scena romana nel 1639 conclusosi con un lungo soggiorno in Toscana alla corte di Giovan Carlo de Medici, Salvatore era finalmente riuscito a stabilire saldamente la propria fama a Roma a partire dal 1650, grazie al successo dei suoi dipinti a soggetto filosofico (il Democrito in meditazione, Copenaghen, Statens Museum for Kunst), alle sue battaglie (la Battaglia eroica di Parigi, Louvre), e ai suoi straordinari paesaggi (Paesaggio con Apollo e la Sibilla Cumana, Londra, The Wallace collection). Gli anni Sessanta, gli ultimi di attività febbrile dell’artista sperimentatore di tecniche, supporti, formati e soprattutto soggetti, sono per Rosa quelli caratterizzati da una ricerca formale che conduce all’elaborazione di temi sempre più rari e alla produzione di una serie di incisioni di grande formato e di pari ambizione.  La corrispondenza con Ricciardi di questi anni è fitta di riferimenti ai disegni preparatori o a stampe già eseguite, opere che sono spesso, ma non sempre, in relazione formale ma non necessariamente temporale con dipinti eseguiti, magari anche un decennio prima, per il mercato. L’attività incisoria, e quella disegnativa, subiscono un cambiamento in questo ultimo periodo di produzione dell’artista, accompagnando un suo progressivo avvicinamento a forme classiche, severe e austere. Così nei quadri a soggetto storico e religioso degli anni Sessanta le figure diventano grandi e monumentali e come fissate in gesti retorici drammatici. Lo studio delle espressioni e della gestualità, che l’artista aveva sempre coltivato grazie alla sua esperienza teatrale, sembra quasi raggelarsi e fissarsi entro i parametri di un classicismo aggiornato alle ultime tendenze della teoria accademica di Giovan Pietro Bellori (1613-1696), in composizioni che ritornano in disegni, incisioni e dipinti coevi. Il gruppo di filosofi intenti a discutere in un bosco richiama la composizione de L’accademia di Platone, soggetto di una stampa eseguita intorno al 1662, più o meno nello stesso periodo di due composizioni pittoriche come il Giona predica ai Niniviti conservato a Copenaghen, Statens Museum for Kunst, e La predica di San Giovanni Battista della Galleria Colonna di Roma. Un analogo gruppo di figure è presente in un disegno conservato ad Harlem, Teylers Museum, inv. E 14 in stretta relazione con i Quattro filosofi in un bosco dell’Accademia di San Luca. Sul verso del foglio è disegnata una figura seduta, in atto di meditare con il mento sostenuto dalle mani, forse studio preparatorio per un soldato o un pastore che si appoggia ad una spada o un bastone. La figura trova anch’essa corrispondenze con un bel foglio conservato ad Haarlem, Teylers Museum, inv.  E 22, messo in relazione da Stolzenburg  al dipinto raffigurante Paesaggio con soldati oggi a Los Angeles, County Museum.

Il bel foglio inedito, per le sue caratteristiche formali e per la sua vicinanza alle opere pittoriche eseguite dal Rosa a Roma, tra fine sesto e primo settimo decennio del Seicento andrà datato al 1660 circa, esso va così ad arricchire un nucleo di disegni di figure che mostrano la continua elaborazione di temi con personaggi ritratti in colloqui serrati, dai gesti retorici ed eloquenti che rimandano ad attitudini filosofiche e didattiche tipiche di tanti protagonisti dei dipinti maturi dell’artista. 

Caterina Volpi

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