Nell’effigiato è stato riconosciuto un membro della famiglia Chigi Zondadari, come documentano i colori dello stendardo avvolto sulla destra.
Rutilio Manetti fu uno dei principali esponenti del panorama artistico senese tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. 
L’opera, di intensa monumentalità, è databile al 1630, nell’ultimo decennio di attività di Manetti, all’indomani del suo soggiorno romano, quando ha ormai 
portato a piena maturazione la sua evoluzione stilistica: il tardomanierismo toscano, su cui si era formato, è qui superato e aggiornato alle istanze del naturalismo caravaggesco e in parte del classicismo emiliano.