Prima di approdare nella collezione di Gian Enzo Sperone, la tela apparteneva alla famiglia Beretta, mercanti di origine bergamasca insediatisi nella prima metà del Seicento nel territorio di Udine. Non è nota l’identità dell’effigiato, ma la presenza dei volumi e di strumenti relativi alla scrittura e alla sigillatura di documenti lascia pensare a un uomo di legge. Meno problematica appare invece l’autografia di Giacomo Ceruti, più conosciuto come “pittore della realtà” nel genere pauperistico (da cui l’appellativo di Pitocchetto), ma anche straordinario come ritrattista. La capacità di coniugare una pittura sciolta e corsiva a passaggi estremamente accurati rappresenta la cifra caratteristica di questa sua produzione.