Studio per la "Cena in casa di Simone"
Autore
Pierre Subleyras
(Saint-Gilles-Du-Gard 1699 – Roma 1749)
Data
1737-1740
Tecnica
olio su tela
Dimensioni
cm 78 x 96
Provenienza
dono d'ingresso dell'autore, 1740
Inventario
401

Dopo un primo periodo di formazione all’interno della bottega paterna, il talento artistico del giovane Subleyras si sviluppa a Tolosa, nello studio di Antoine Rivalz. Attraverso la vittoria del Prix de Rome nel 1727 con Mosè e il serpente di bronzo, riesce a finanziarsi il tanto ambito soggiorno a Roma. Qui risiede per oltre sette anni presso l’Accademia di Francia, ancora sita nella storica sede di Palazzo Mancini al Corso. All’interno di questa ha modo di frequentare le lezioni di Vleughels e soprattutto artisti come Blanchet, Van Loo e Boucher giunti a Roma negli stessi anni. Il successo nel panorama artistico romano avviene nel 1737 con la commissione da parte dei canonici regolari del Laterano della grande tela di quasi sette metri rappresentante la Cena in casa di Simone per il Convento di Santa Maria Nuova d’Asti e attualmente al Louvre. A questa seguirà la grande Messa di San Basilio per la Basilica di San Pietro poi trasferita nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma e il ritratto di Benedetto XIV Lambertini del 1740. Nello stesso anno la carriera di Subleyras verrà coronata con la nomina ad accademico di merito. In ossequio alla tradizione accademica della pièce de réception, Subleyras dona uno dei suoi studi preparatori per la grande Cena in casa di Simone che lo ha reso famoso. Il bozzetto segue cronologicamente altre due prove conservate nella Gemӓldegalerie di Dresda e al Louvre, da cui si discosta per lo sguardo del servo qui opportunamente fatto convergere verso la scena principale. Nonostante fosse inizialmente pensato per essere una prova di studio, il dipinto mantiene intatta l’autonomia artistica di un’opera compiuta. Di questa conserva l’attenzione al dato naturale che ritroviamo nella cesta di vimini, nei piedi sporchi e nella resa delle pieghe del panneggio. La resa di queste ultime attraverso i bianchi e i grigi è memore di quella pratica introdotta da Vleughels in Accademia che consiste nel “disegnare dal vero [figure nds] talvolta per metà nude e per metà vestite; ci si arrende un po’ al caso, si lascia fare alla natura che quasi sempre produce cose nuove e mirabili”.   

Fabrizio Carinci

 

Bibliografia essenziale
R. Gadille, Pierre Subleyras, peintré oublié du XVIIIe siècle, Uzès 1972, p. 18.
Aequa Potestas. Le arti in gara a Roma nel Settecento, a cura di A. Cipriani,  Roma 2000, scheda I.12, p. 28 (S. Rolfi).

 

 

 

 

 

La riproduzione digitale del dipinto è stata eseguita con il contributo della Regione Lazio, Direzione Cultura e Lazio Creativo, Area Servizi Culturali e Promozione della lettura, L.R. n. 24/2019, Piano 2022
 

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