What’s in an analogy?
Un viaggio andata-ritorno dalle scienze alle arti
Lectiones magistrales di Rocco Gaudenzi e Stefano Furlan
martedì 22 novembre 2022 alle 17:00
Accademia Nazionale di San Luca, Roma

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Introducono 
Paolo Icaro
Claudio Strinati 


Rigore e fantasia: il pensiero analogico nella scienza e nell’arte

Lectio magistralis di Rocco Gaudenzi
ricercatore presso l’Istituto Max Planck per la Storia della Scienza di Berlino

Il pensare analogico è un percepire intuitivamente il simile nel dissimile (Aristotele); è vedere due cose in una (W. Wundt); è presentare qualcosa sotto il segno di qualcos’altro che già conosciamo (P. Fontanier); è dipingere l’astratto in termini concreti; è un isolare selettivamente un aspetto dimenticando il resto; è usare qualcosa come strumento per rendere visibile quel qualcosa in un altro e diverso. In questa lettura cominceremo con il mostrare come le analogie – siano esse inedite o radicate nel linguaggio comune – possano essere semi o fossili, precursori o risultati, di un’espressione artistica o di un’ipotesi scientifica sugli oggetti in esse coinvolti. Questi “poemi in miniatura”, prodotti dal nostro spontaneo pensare analogico, tradiscono dunque una fondamentale prossimità tra produzione artistica, scientifica e linguaggio naturale, e sono lo specchio di quel fondo comune nel continuo processo di semiosi, rappresentazione e classificazione della realtà in noi e fuori di noi. Discuteremo tali aspetti prendendo esempi tratti dalla filosofia dei physiologoi, la “scienzarte” rinascimentale, la fisica moderna, il linguaggio comune e poetico per evidenziare, in questa diversità dei domini d’applicazione, la continuità essenziale dei meccanismi che sottendono all’attribuzione di nomi, forme, numeri alla realtà, e mediante i quali generiamo ri-descrizioni con le quali tentiamo di cogliere di essa aspetti, voci e facce sempre nuove e più profonde relazioni. Ogni nuovo tentativo si gioca sulla costante tensione tra le possibilità del nostro esprimerci e i vincoli cui esso deve sottostare: la tensione tra libertà e efficacia comunicativa (cioè il riuscire a condividere, rendere comune), sfida alla comprensione ed immediatezza di comprensione, abbondanza espressiva ed economia, ambiguità e funzionalità, idiosincrasie e universalità. Ragionare sull’analogia in questi termini ci rivelerà la fantasia e la “necessità di poesia” nella meccanica del procedere scientifico, e per converso il rigore, la funzionalità e la “necessità di scienza” nel procedere artistico.

 

Il sorriso di Mnemosyne: John Wheeler tra arte e scienza

Lectio magistralis di Stefano Furlan 
ricercatore presso l’Istituto Max Planck per la Storia della Scienza di Berlino

John A. Wheeler (1911-2008) è una figura chiave della fisica del secolo scorso, noto anche presso un più ampio pubblico per aver battezzato i buchi neri, aver preconizzato l’era dell’informazione quantistica, e altro ancora – un "visionario” proiettato verso il futuro, apparentemente. Quello che emerge dai suoi vasti archivi privati, tuttavia, è un profilo molto diverso, caratterizzato da un alquanto peculiare – almeno per un fisico dei tempi recenti – rapporto con il passato, inteso come una inesauribile fonte di ispirazione (tramite analogie creative) e di idee ancora in attesa di esser appieno sviluppate. Anche i tratti "avveniristici” delle sue ricerche, come sopra menzionato, erano infatti da lui concepiti come un rispolverare e sviluppare l’eredità dei suoi due grandi mentori, Albert Einstein e Niels Bohr. Questo rispetto nei confronti della storia si tradusse, fin dagli anni ´50, in un attivo impegno per preservare il lascito delle figure fondatrici della nuova fisica e, al contempo, per cercare di offrire un’immagine differente di quest’ultima, dopo che gli ordigni atomici ne avevano alterato la percezione collettiva. Ciò che è ancor più interessante sottolineare è come tali progetti storici abbiano ricevuto una spinta decisiva dalla lettura, da parte di Wheeler, di riviste artistico-letterarie dove apparivano interviste volte ad esplorare i processi creativi ed euristici di artisti affermati, cosa che lo spinse a vagheggiare qualcosa di simile per i processi di scoperta scientifici. Inoltre, a partire da quegli stessi anni, Wheeler raffinò la propria abilità di disegnare, così importante per lo stile comunicativo con cui avrebbe reso celebri vari aspetti di frontiera della fisica, ed ebbe incontri con artisti quali Henry Moore e Marino Marini. In questo intervento s’intende dunque illustrare alcune delle dimensioni di questo inesplorato intreccio tra arte e scienza in una delle figure più originali della fisica del ventesimo secolo.

 

Rocco Gaudenzi (n. Bologna 1987) è ricercatore presso l’Istituto Max Planck per la Storia della Scienza di Berlino. Conseguito il dottorato in fisica presso il Politecnico di Delft (Olanda), ha proseguito le sue ricerche nell’ambito dell’epistemologia storica, concentrandosi sui metodi euristici e processi di pensiero implicati nella scoperta scientifica. Tra le varie pubblicazioni si ricorda la recente monografia Historical Roots of Spontaneous Symmetry Breaking: Steps towards an Analogy.

Stefano Furlan svolge le sue ricerche all'Istituto Max Planck per la Storia della Scienza di Berlino. Dopo studi classici, sempre coltivati, e una specializzazione in Fisica Teorica e Astrofisica, si è dedicato a questioni di frontiera, come la gravità quantistica, e a metterle in prospettiva storico-critica. Al centro di vari suoi lavori sta la figura di John A. Wheeler, non soltanto illustre pioniere di quegli ambiti, ma anche pensatore dalla eccezionale creatività, le cui carte inedite consentono tra l'altro di indagare inesplorate e affascinanti interazioni tra le scienze e molte altre discipline, dalla filosofia all'arte. 

 

 

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti disponibili
Prenotazione obbligatoria via mail: prenotazioni@accademiasanluca.it
oppure 06.6798848 (portineria)

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