Opere, documenti e ephemera
Frutto della collaborazione tra Harold Berg, Federico De Melis e Gianni Dessì, la mostra vuole porre l'accento sull'atto del collezionare come pratica colta e culturalmente responsabile. L'omaggio quindi duplice all’artista americano Gordon Matta-Clark (New York, 1943-1978) e alla figura del collezionista Harold Berg, cileno apolide residente a Barcellona, che ha raccolto in più di dieci anni di appassionate ricerche i lavori dell’artista.
La mostra si snoda fra opere originali di Gordon Matta-Clark, disegni, stampe fotografiche vintage, cibachrome, filmati originali e un'ampia serie di documenti quali cataloghi, libri d'artista e articoli di giornale, le ephemera, appunto, tutto proveniente dalla collezione di Berg. L’esposizione va ad intessere un'articolata e stratificata trama di storie e aneddoti capaci di restituire in maniera vivida l'intera vicenda artistica di Matta-Clark e l'atmosfera creativa che si respirava nella SoHo di New York nei primi anni Settanta: dall’esperienza degli interventi sugli immobili dismessi al ristorante FOOD, fondato dallo stesso Matta-Clark con la sua compagna performer Carol Goodden, divenuto punto di incontro della vivace scena artistica americana, arrivando poi al gruppo Anarchitecture, composto da artisti come Laurie Anderson, Tina Girouard, Suzanne Harris, Jene Highstein, Bernard Kirschenbaun, Richard Landry, Jeffrey Lew e Richard Nonas e lo stesso Matta-Clark. Il gruppo si caratterizzava per un'attenzione al rapporto tra architettura, design e contesto sociale in nome di una prassi coinvolgente e liberatoria basata su inedite relazioni spaziali e fisiche, dando una visione dell'arte e dell'architettura capace di schiudersi sino a emanciparsi dal suo concreto. Ecco allora il disegno, traccia cognitiva, calarsi nella realtà del paesaggio metropolitano, aprire varchi nella fisicità di edifici e spazi urbani e conquistare luce e aria aperta.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano-inglese) con un’intervista di Federico De Melis a Harold Berg, testi di Pablo Echaurren, Carol Goodden, Francesco Guzzetti, Francesco Moschini e Richard Nonas.