Inaugurazione
giovedì 15 maggio 2025 dalle ore 18.00
Apertura al pubblico
16 maggio – 7 giugno 2025
Orari
Dal martedì al venerdì, dalle ore 15.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso ore 18.30)
Sabato, dalle ore 10.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso ore 18.30)
Chiuso la domenica e il lunedì
L’Accademia Nazionale di San Luca presenta al pubblico le 33 opere d’arte donate da Gian Enzo Sperone (Torino 1939), gallerista, mercante e collezionista torinese, uno dei protagonisti del mondo dell’arte internazionale, che grazie alle sue gallerie aperte nel tempo, da Torino a Milano, da Roma a New York, ha avuto un ruolo centrale nelle vicende artistiche dagli anni Sessanta ad oggi.
La donazione Sperone è il più importante lascito giunto all’Accademia dal 1934, anno in cui il barone Michele Lazzaroni lasciò in eredità dieci quadri della sua collezione tra cui Giuditta e Oloferne di Giovan Battista Piazzetta, seguendo l’esempio di altri donatori illustri, uno fra tutti Fabio Rosa, ecclesiastico figlio di un accademico pittore che nel 1753, di quadri ne aveva donati oltre 180.
La donazione raccoglie 29 opere dei più importanti protagonisti del Sei-Settecento, tutte opere di grande qualità fra cui spiccano i dipinti di Gioacchino Assereto (Genova 1600–1650) Loth e le figlie, 1640-1645, appartenuto alla collezione londinese di Sir Joseph Robinson, per poi passare nella collezione Labia; di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento 1591–Bologna 1666) Sant’Andrea Apostolo, 1655-1656; di Vincenzo Camuccini (Roma 1771–1844) Manio Curio Dentato rifiuta i doni dei Sanniti, Principe dell’Accademia di San Luca dal 1806 al 1810 e di provenienza Aldobrandini; di Ludovico Cardi, detto il Cigoli (Cigoli 1559–Roma 1613) Maddalena penitente, 1598, che ha fatto parte della collezione del Getty Museum di Los Angeles; di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (Milano 1698–1767) Ritratto di gentiluomo; di Leandro Dal Ponte, detto Bassano (Bassano del Grappa 1557–Venezia 1622) Ritratto di Sebastiano Fuginelli, 1610 ca.; di Luca Giordano (Napoli 1634–1705) Democrito, 1650-1660; di Giovanni Antonio Guardi (Vienna 1699–Venezia 1760), Crasso saccheggia il Tempio di Gerusalemme, dipinto che, prima di entrare nella raccolta Sperone, è appartenuto al giurista milanese Guido Rossi (deceduto nel 2017), noto anche per la sua raffinata collezione d’arte antica e moderna; di John Jackson (Lastingham 1778–Londra 1831) Ritratto di Antonio Canova, 1819, che entrò nella collezione dello scultore Francis Chantrey e fu immediatamente esposta alla Royal Academy, riportando vasta eco sulla stampa periodica; di Jean Lemaire (Danmartin-en-Göele 1598?–Gaillon 1659), due straordinari Capriccio con arco trionfale e Colosseo e Capriccio con colonnato ed edificio circolare appartenuti alla collezione di Federico Zeri; di Rutilio Manetti (Siena 1571–1639) Ritratto di gentiluomo (Chigi Zondadari), 1630; di Anton Raphael Mengs (Aussig 1728–Roma 1779) Ritratto del cardinale Francesco Saverio de Zelada, 1773 ca.; di Giuseppe Nuvolone (Milano 1619–1703) Davide vince Golia, 1680 ca., già in collezione Koelliker; di Bernardo Strozzi (Genova 1581–Venezia 1644) San Paolo, 1635–1640 e lo straordinario Ritratto di pittore di Vittore Ghislandi, detto Fra Galgario (Bergamo 1655–1743) si collocano tra i vertici della pittura di figura del periodo.
Due le opere dei primi del Novecento: Filippo de Pisis (Ferrara 1896–Milano 1956), Natura morta melodrammatica, 1923, e Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria 1851–Francavilla al Mare 1929), Ritratto di Don Salvatore Petito - maschera buffa, straordinario e insuperato interprete di Pulcinella e altri ruoli del teatro napoletano di tradizione.
L’arte contemporanea è rappresentata da due capolavori: il grandioso La Scuola di Roma (La Costellazione del Leone) (1980) di Carlo Maria Mariani (Roma 1931–New York 2021), disegno preparatorio della grande tela ad olio esposta nel 1981 nelle gallerie di Sperone a Roma e New York. L’opera è una grande rappresentazione collettiva “all’antica” dei personaggi del mondo dell’arte della fine degli anni Settanta del secolo scorso, con al centro il suo autore nelle vesti accademiche, circondato dagli artisti, mercanti e storici dell’arte a lui coevi. L’altra opera è Crepuscolo degli Idoli (1997) di Giulio Paolini (Genova 1940), una grande installazione dove la classicità è evocata nella sua caduta e nei suoi frammenti scomposti, vera ‘visione’ del suo crepuscolo.
Le opere della collezione Sperone saranno esposte in modo permanente dal prossimo autunno in uno spazio a loro dedicato posto al piano terra di Palazzo Carpegna.
Ingresso gratuito