Giulio Paolini
© Luciano Romano
Pittore, Accademico Nazionale dal 1999

Nato nel 1940 a Genova, risiede a Torino. Fin dagli esordi nei primi anni Sessanta, ha orientato la propria poetica verso una dimensione concettuale, richiamando l’attenzione sugli elementi costitutivi di un quadro, sullo spazio della rappresentazione, sul rapporto tra l’opera e lo spettatore, così come sulla figura dell’autore. Nel corso del tempo le indagini intorno all’opera d’arte lo hanno condotto a includere l’atto espositivo e lo studio d’artista quali ambiti deputati al divenire di un’opera. Il contesto di riferimento di Paolini è la tradizione classica, ispirata alla Bellezza e alla dimensione metafisica dell’arte, estranea alle trasformazioni del mondo e alla vita vissuta. Dalla sua prima partecipazione a un’esposizione collettiva (1961) e dalla sua prima personale (1964) Paolini ha tenuto innumerevoli mostre in gallerie e musei di tutto il mondo. Tra le maggiori antologiche si ricordano quelle al Palazzo della Pilotta a Parma (1976), allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1980), al Nouveau Musée di Villeurbanne (1984), alla Staatsgalerie di Stoccarda (1986), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (1988), alla Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum di Graz (1998), alla Fondazione Prada a Milano (2003) e al Kunstmuseum di Winterthur (2005), alla Whitechapel Gallery a Londra (2014), alla Fondazione Carriero a Milano (2018) e al Castello di Rivoli - Museo d’Arte contemporanea (2020). Ha partecipato a diverse mostre di Arte povera ed è stato invitato a quattro edizioni della Documenta di Kassel (1972, 1977, 1982, 1992) e a nove edizioni della Biennale di Venezia (1970, 1976, 1978, 1980, 1984, 1986, 1993, 1995, 1997, 2013). Paolini ha accompagnato la sua ricerca con riflessioni e considerazioni scritte, riunite nel corso del tempo in libri e antologie curati in prima persona: da Idem, pubblicato nel 1975 da Einaudi con un'introduzione di Italo Calvino, a Quattro passi. Nel museo senza muse (2006), Dall’Atlante al Vuoto in ordine alfabetico (2010) e L’autore che credeva di esistere (2012). Numerose sono le pubblicazioni dedicate alla sua produzione artistica, dalla prima monografia di Germano Celant (Sonnabend Press, New York 1972), al volume di Francesco Poli (Lindau, Torino 1990), fino al recente catalogo ragionato delle opere dal 1960 al 1999, curato da Maddalena Disch (Skira Editore, Milano 2008). 

Per ulteriori approfondimenti si rinvia al sito web dell’artista: www.fondazionepaolini.it.