(Lille 1762 – Roma 1834)
Nato a Lille nel 1762, Jean Baptiste Wicar intraprese giovanissimo la carriera di pittore, frequentando la locale scuola di disegno e poi proseguendo l’apprendistato nell'atelier parigino di Jacques-Louis David, del quale divenne discepolo e valido collaboratore. Durante le campagne napoleoniche, in qualità di connoisseur, diresse la commissione incaricata del sequestro delle opere d'arte olandesi al fine di accrescere le collezioni francesi, e con le stesse funzioni si stabilì a Roma dal 1800. Nell’ambiente artistico romano ricoprì un ruolo di spicco, diventando, già nel 1805, membro influente dell'Accademia di San Luca. L’anno dopo, su segnalazione di Canova, ricevette da Giuseppe Bonaparte l’incarico di direttore dell’Accademia delle Belle Arti a Napoli, risiedendo nella città partenopea fino al 1809. Sebbene la sua carriera possa vantare oneri prestigiosi, la sua fama è legata soprattutto all’attività di disegnatore e incisore.
La Resurrezione del figlio della vedova di Naim, monumentale tela oggi conservata al Musée di Beaux Arts di Lille, dipinta tra il 1806 e il 1816, di cui l'Accademia di San Luca conserva il bozzetto, costituisce l’opera chiave nell’evoluzione stilistica dell’artista. Rivela una rottura con gli stilemi di David e, al contempo, si ricollega espressamente ai grandi maestri classicisti del Cinque e Seicento. La tela, pressoché inosservata dai contemporanei francesi e inglesi, conobbe una notevole fortuna a Roma: apprezzata da Melchiorre Missirini e Teofilo Betti, fu copiata da Tommaso Minardi. Ed ebbe un numero elevato di schizzi e disegni, oggi conservati nelle collezioni di Lille e di Perugia.
Il bozzetto per l'opera venne donato da Wicar all’Accademia di San Luca nel 1834, secondo volontà testamentaria. Nella stessa circostanza il pittore arricchì il lascito con un affresco attribuito a Raffaello raffigurante un putto reggifestone, alcune stampe e un autoritratto in cui, nel fondo, compare questo dipinto. Rispetto alla versione definitiva, nel bozzetto Wicar riduce la monumentalità delle architetture e conferisce maggiore attenzione alle notazioni naturali e paesistiche. La versione accademica differisce in alcuni dettagli ravvisabili, in particolar modo, nel figlio della vedova ritratto di profilo con lo sguardo rivolto verso l’alto, e nell’impianto della schiera delle figure.
Valentina Oodrah