Predica di un apostolo
Autore
Giovanni Paolo Panini
(Piacenza 1691-Roma 1765)
Data
1749
Tecnica
olio su tela (ovale)
Dimensioni
cm 123 x 91
Provenienza
lascito Fabio Rosa 1753
Inventario
333

Il dipinto è databile al 1749 con certezza grazie all’iscrizione presente sul suo pendant intitolato L’archeologo. Si tratta di un anno piuttosto fortunato per l’ormai affermato Giovanni Paolo Panini, giunto a Roma da Piacenza nel 1711 e che proprio nel 1749 ottenne la prestigiosa nomina a Cavaliere dello Speron d’oro. 
Accademico di San Luca fin dal 1719, quando consegnò all’istituzione come dono d’ingresso il piccolo quadro rappresentante Alessandro che visita il sepolcro di Achille, in cui già esprimeva a pieno la sua abilità nell’ambientare scene tra architetture antiche, verso la metà del secolo l’artista era tra i più affermati autori di «capricci», dipinti in cui monumenti realmente esistenti venivano combinati con invenzioni ispirate all’antico dando vita ad ambientazioni in cui collocare scene di genere, ma anche storie sacre. Tale capacità si basava sulla sua formazione piacentina, ancora per molti versi oscura ma sicuramente legata alla cultura degli architetti, scenografi e quadraturisti molto attivi e celebri nella sua patria. Non a caso, Panini fu per molti anni docente di prospettiva nell’Accademia di San Luca e di ottica nell’Accademia di Francia a Roma. 
Il genere del capriccio ebbe vasta fortuna su scala europea, destinato al collezionismo amatoriale e particolarmente ricercato dai viaggiatori del Grand Tour, che intendevano questo tipo di opere, spesso di modeste dimensioni e quindi facilmente trasportabili, come dei souvenir del proprio soggiorno romano. 
La Predica di un apostolo, esempio eccellente di questo genere di pittura, entra nelle collezioni dell’Accademia di San Luca nel 1753 grazie al lascito del collezionista Fabio Rosa (De Marchi 2017, pp. 293, 300) e costituisce una delle molte variazioni sul tema realizzate dall’artista. Il personaggio che dà il titolo all’opera è la figura stante, collocata nella parte destra, che arringa con fare oratorio il piccolo ed eterogeneo gruppo che lo circonda. Anche in questo caso le figure sono ambientate in un paesaggio romano caratterizzato dalla presenza di monumenti antichi, ancora una volta ricreati componendo oggetti reali con invenzioni di fantasia: imponente, a sinistra, è riconoscibile il tempio di Vespasiano, mentre la scultura è chiaramente riferibile al gruppo del Sileno con Dioniso bambino delle collezioni vaticane. Al centro, invece, si staglia la ricostruzione ideale di un arco di trionfo ad un fornice, certamente ispirato a quello di Tito e che suggerisce agli intenditori un collegamento con la scena descritta ne L’archeologo.
La perizia nel ritrarre architetture antiche e moderne e nel riportare sulle tele i dettagli fece di Panini anche un grande interprete di cronache pittoriche dei grandi fatti della sua epoca, come attestano numerosi dipinti che immortalano i fatti salienti della vita politica e sociale della Roma del Settecento. 

                                                                                                          Ginevra Filippi

Bibliografia essenziale
V. Golzio, Seicento e Settecento, Torino 1950, pp. 734-736.
Accademia Nazionale di San Luca, Roma 1974, p. 190 (S. Susinno).
F. Arisi, Gian Paolo Panini e i fasti della Roma del Settecento, Roma 1986, p. 388.
G. Sestieri, La pittura del Settecento, Torino 1988, p. 44.
F. Arisi, Gian Paolo Panini 1691-1765, Milano 1993, catt. 44, 45, pp. 166-167.
Gian Paolo Panini. Opere in mostra dall’Accademia di San Luca e dall’Hermitage. I disegni della Passerini Landi, catalogo della mostra, Piacenza 2001, pp. 21-23 (A. Cipriani).
Il Settecento a Roma, a cura di A. Lo Bianco, catalogo della mostra (Roma), Cinisello Balsamo 2005, cat. 146, p. 249 (L. Laureati).
Roma e l’antico: realtà e visione nel ‘700, a cura di C. Brook, V. Curzi, catalogo della mostra (Roma), Milano 2010, cat. II.1, pp. 392-393 (P. Coen).
Da Raffaello a Balla. Capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca, catalogo della mostra (Bard 2017- 2018) a cura di V. Sgarbi, Bard (AO) 2017, p. 157 (S. Ventra).
G. De Marchi, Fabio Rosa benefattore dell’Accademia di San Luca: in ricordo di Olivier Michel accademico benemerito, in «Accademia Nazionale di San Luca. Annali delle Arti e degli Archivi. Pittura, Scultura, Architettura», 3, 2017, pp. 285-330.

 

Il lascito Fabio Rosa (1753)  Fabio Rosa (1681-1753), eccentrico personaggio nella Roma del primo Settecento, ecclesiastico con la passione dell’arte tramandata dalla famiglia (suo padre, Francesco, fu pittore e accademico di San Luca), decise di lasciare una parte dei suoi beni all’Accademia proprio «in gratitudine per la memoria» del padre. Il lascito che giunse nel 1753 è uno tra i più importanti, per qualità e quantità delle opere, pervenuti in Accademia. Era composto da 180 dipinti, alcuni dei quali nel tempo sono purtroppo andati dispersi. Nel 2017 l’Accademia ha pubblicato, introdotto da un saggio inedito di Geneviève e Olivier Michel, le analisi degli inventari del lascito condotte da Giulia De Marchi che, confrontando i documenti d'archivio, ha saputo ricondurre, nella quasi totalità dei casi, le opere degli elenchi settecenteschi a quelle oggi presenti in Accademia, consentendo così di chiarire questioni sino ad allora irrisolte sulla provenienza e l'attribuzione di molti dipinti. Per approfondire

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