Progetto per la sistemazione di piazza del Popolo. Pianta generale
Autore
Giuseppe Valadier
(Roma 1762 - 1839)
Data
1793-1794
Tecnica
penna e acquerello
Dimensioni
mm 500 x 700
Provenienza
Fondo Valadier
Inventario
2701

Giuseppe Valadier fu il principale architetto attivo a Roma e nello Stato Pontificio tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, sia per la vasta e variegata produzione, estesa anche al campo del restauro, sia per la duratura influenza esercitata in ambito professionale e didattico anche con il tramite dell’Accademia di San Luca, l’istituzione che ne aveva decretato il precoce successo come progettista già nel 1775, all’inizio del pontificato di Pio VI. Grazie al favore di questo papa Valadier fu aggregato ai principali uffici di architetto pubblico: dai Sacri Palazzi (1781), alla Camera apostolica (1788), alla Fabbrica di San Pietro (1794), scalandone progressivamente le gerarchie, fino alla definitiva conquista di tutte le posizioni di comando durante il pontificato di Pio VII. Ciò gli garantì la conservazione del primato professionale anche durante l’occupazione francese, con la carica di architetto responsabile della Commission des Embellissements, assegnatagli in coabitazione con Giuseppe Camporese nonostante la superficiale adesione al nuovo regime.

La sistemazione della piazza del Popolo, rimasta irrisolta dopo i progetti elaborati da Gian Lorenzo Bernini e Carlo Rainaldi al tempo di Alessandro VII, fu la prima grande impresa a scala urbana sollecitata da Valadier a Pio VI con un progetto pubblicato nel 1794 in due tavole incise da Vincenzo Feoli, raffiguranti, rispettivamente in pianta e in veduta prospettica, la piazza ripartita da «due Fabbriche laterali progettate per uso di Caserme di Cavalleria e Fanteria».Il disegno in pianta qui presentato è uno dei due conservati presso l’Accademia di San Luca da cui furono tratte le incisioni, compreso il testo introduttivo con il quale l’autore lega il progetto all’opportunità di realizzare due grandi caserme di soldati da destinare alla guardia della città: una destinata alla cavalleria a est e una alla fanteria a ovest, capacidi ospitare rispettivamente 600 e 1200 uomini, disposte ai lati di un trapezio allungato simile a quello escogitato da Rainaldi per inglobare l’edilizia esistente, che invece Valadier prevedeva di radere al suolo. 
Pur riprendendo l’impostazione planimetrica del predecessore, Valadier ne ribalta la visuale, orientandola non verso il lato lungo segnato dalle chiese di Santa Maria di Montesanto e di Santa Maria dei Miracoli, qualificanti le testate del tridente, ma verso il lato corto segnato dalla Porta e dalla chiesa di Santa Maria del Popolo, che prevedeva di riconfigurate come testate dei fianchi della piazza connotati da un doppio ordine di colonnati dorici, ad ornamento di quella che secondo l’architetto sarebbe potuta diventare «una delle più belle piazze d’Europa, e quasi a similitudine delle famose Piazze della Grecia descritte da Vitruvio». Per quanto si trattasse di un impianto chiuso e monumentalistico, di matrice classicista, del tutto differente da quello aperto e organico che caratterizzò l’effettiva sistemazione della piazza progettata e attuata nel secondo e terzo decennio dell’Ottocento, a cavallo dell’occupazione francese e della restaurazione papale, con il determinante apporto creativo di Louis-Marie Berthault.

Tommaso Manfredi

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