Putto reggifestone
Autore
Raffaello Sanzio (attr.)
(Urbino 1483 – Roma 1520)
Data
1513 circa
Tecnica
affresco staccato
Dimensioni
cm 100 x 41,5
Provenienza
lascito Jean-Baptiste Wicar, 1834
Inventario
392
Restauri
2021

Il Putto reggifestone attribuito a Raffaello entra nelle collezioni accademiche grazie al lascito testamentario del pittore Jean-Baptiste Wicar nel 1834. Il misterioso e discusso frammento di affresco, per molti aspetti tecnici e formali identico a uno dei due putti che affiancano il profeta Isaia dipinto da Raffaello nella chiesa di Sant’Agostino​ e di cui a tutt'oggi sono incerti lo statuto e l'attribuzione, non appena esposto fu oggetto delle attenzioni di artisti e amatori che potevano osservare comodamente e a distanza ravvicinata quella che unanimemente ritenevano un’opera a fresco dell’Urbinate. Strumento di studio e di maturazione per l’imprescindibile esercizio sulla tecnica di Raffaello – ritenuta difficile da riprodurre, soprattutto nella resa di alcuni effetti come i cangianti o i chiaroscuri – il piccolo dipinto ebbe una vasta fortuna testimoniata dalle numerose copie esistenti. Tra queste si distingue quella realizzata da Gustave Moreau nel 1858, durante il suo soggiorno romano. Avvinto da quello che arrivò a definire «mon petit enfant», il francese dedicò appassionate pagine del suo carteggio con la famiglia alla descrizione delle giornate trascorse nella galleria dell’Accademia studiando la tecnica raffaellesca e realizzando la copia del Putto, da cui non si separò mai, esponendola nel proprio atelier parigino dove è tuttora conservata. 

In occasione della mostra tenutasi nel 2020-2021, l’Accademia Nazionale di San Luca ha ritenuto di promuovere una campagna di studi sul Putto conservato nella propria collezione affiancando diverse professionalità, restauratori, esperti di diagnostica, storici dell’arte, con l’intento di offrire ulteriori contributi – dai dati tecnici alle ricerche storiche, alle considerazioni critiche – al dibattito tuttora aperto sulla autografia di quest'opera. L’affresco è stato sottoposto a indagini tecniche e diagnostiche aggiornate e ci si è nuovamente interrogati sulla sua possibile origine e sulla sua provenienza. A partire dalla condivisione di un confronto serrato con l’opera, di cui dà conto la sequenza irrituale che anticipa la presentazione dei dati tecnici e materiali rispetto alle considerazioni di natura storica e critica, sono emersi nuovi quesiti, che sono stati e saranno oggetto di ulteriori comuni riflessioni.  

 

Bibliografia essenziale
L. Pungileoni, Elogio storico di Raffaello Santi da Urbino, Urbino 1829, pp. 132-133.
L. Salerno, Il Profeta Isaia di Raffaello e il Putto della Accademia di S. Luca, in “Bollettino d’arte”, 45,1960, pp. 81-96.
I luoghi di Raffaello, a cura di C. Cassanelli, Roma 1983, pp. 176-178 (N. Agostini).
Gustave Moreau, 1826-1898, a cura di G. Lacambre, D.W. Druick, catalogo della mostra, Parigi 1998, p. 62.
Vincenzo Pagani un pittore devoto tra Crivelli e Raffaello, a cura di V. Sgarbi, con la collaborazione di W. Scotucci, catalogo della mostra (Fermo), Cinisello Balsamo 2008, pp. 72-74 (L. Carloni).
Il Rinascimento a Roma: nel segno di Michelangelo e Raffaello, a cura di M.G. Bernardini, M. Bussagli, catalogo della mostra (Roma), Milano 2011, pp. 276-277.
L’incanto dell’affresco: capolavori strappati da Pompei a Giotto da Correggio a Tiepolo, a cura di L. Ciancabilla, C. Spadoni, catalogo della mostra (Ravenna), Cinisello Balsamo 2014, 2 voll, I, pp. 78-79 (F. Giacomini). 
S. Ventra, Restauri di dipinti nel Novecento: le posizioni dell’Accademia di San Luca, Roma 2014, p. 61.
Raffaello. L’Accademia di San Luca e il mito dell’Urbinate, a cura di F. Moschini, V. Rotili, S. Ventra, catalogo della mostra (Roma), Roma 2020, pp. 79-93 (P. Violini, C. Falcucci, S. Ginzburg).

condividi