(Coldrerio, Canton Ticino 1612 – Roma 1666)
I due ritratti, di medesimo soggetto e dimensioni, rientrano nella produzione di ‘teste di carattere’, costituente uno dei filoni più caratteristici della bottega del Mola. I due dipinti sono schedati nell’inventario della donazione di Fabio Rosa del 1753 come “n.° 44 Altri due da testa in tela per alto, con cornice ad un ordine d’intaglio dorato, rappresentanti due Teste da Vecchio, originali di Francesco Mola sc. 25” (A.G. De Marchi, in Mola e il suo tempo, 2005, p. 146, nota 1).
La coppia di tele fu attribuita al pittore ticinese da Golzio, con la conferma di Martinelli, mentre Cocke la respinse, ponendo in relazione i ritratti ad un gruppo di dipinti da lui riferiti all’allievo Francesco Giovani. Andrea G. De Marchi, che ha pubblicato uno studio monografico su Giovani, e il sottoscritto, hanno indipendentemente restituito la tela con il suo pendant al Mola, sia per motivi stilistici, che in riferimento al citato inventario.
I dipinti, caratterizzati da un accentuato pittoricismo e da un gusto materico pre-ottocentesco, perseguono esiti formali molto alti e una superba qualità esecutiva, incompatibile con il livello dell’allievo. Effettivamente il Giovani, artista di modesta caratura, esasperò in chiave espressionista e grottesca il vivace naturalismo del maestro, collocandosi su un tono decisamente inferiore dal punto di vista inventivo e di merito. Una replica o prima versione su carta del primo ritratto, dagli effetti acquerellati, si trova presso la collezione Koelliker, mentre una buona copia ottocentesca, già presso la medesima collezione, è riferibile a Vincenzo Camuccini, dalla cui raccolta proviene (Palazzo Camuccini, Cantalupo in Sabina). Per il secondo ritratto, Martinelli ha sottolineato il rapporto con una Testa d’uomo dipinta a pastello già presso la collezione Incisa della Rocchetta, di provenienza Chigi (1958, pp. 12-13, fig. 10), avanzando con cautela l’attribuzione al Mola, confermata dalla bibliografia successiva.
Recentemente F. Fischetti ha pubblicato il primo ritratto, quello sul profilo destro, come opera di bottega, confermando invece l’attribuzione del pendant, in ragione di un presunto diverso approccio tecnico tra le due opere, che si mostrano in realtà di identica fattura.
Francesco Petrucci
Bibliografia essenziale
V. Martinelli, Nuovi ritratti di Guidubaldo Abbatini e Pierfrancesco Mola, in “Commentari”, IX, 2, 1958, pp. 99-109.
V. Golzio, La Galleria e le Collezioni dell’Accademia di San Luca in Roma, Roma, 1964.
V. Martinelli, Altre opere di Pier Francesco Mola a Roma, in Arte Europa. Scritti di Storia dell’Arte in onore di E. Arslan, Milano, 1966, pp. 713-718.
R. Cocke, Pier Francesco Mola, collana “Oxford Studies in the History of Art and Architecture”, Oxford, 1972.
A. G. De Marchi, Francesco Giovani: plagio o arte della sopravvivenza?, in “Paragone”, LV, 2004, pp. 20-33.
Mola e il suo tempo. Pittura di Figura dalla Collezione Koelliker, catalogo mostra, a cura di F. Petrucci, Ariccia, Palazzo Chigi, 22 gennaio – 23 aprile 2005, Milano, 2005.
F. Fischetti, Un nuovo autoritratto di Pier Francesco Mola e alcune considerazioni sulla tecnica pittorica, in “Bollettino d’Arte”, fasc. 14, aprile-giugno, 2012, pp. 111-124.
F. Petrucci, Pier Francesco Mola (1612-1666). Materia e colore nella pittura del 600, Ugo Bozzi Editore, Roma 2012.