Dizionario Lucio Fontana
a cura di Luca Pietro Nicoletti
in collaborazione con Fondazione Lucio Fontana
venerdì 24 novembre 2023 alle 17:30
Accademia Nazionale di San Luca, Roma

 

saluti
Silvia Ardemagni, Presidente Fondazione Lucio Fontana
Marco Tirelli, Presidente Accademia Nazionale di San Luca

dialogano
Luca Pietro Nicoletti, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Udine
Andrea Cortellessa, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università Roma Tre
Maria Villa, Vice Presidente e coordinatrice mostre, progetti editoriali e scientifici Fondazione Lucio Fontana

 

Composto da più di trecento voci redatte da oltre sessanta studiosi di diverse generazioni, questo dizionario consente di esplorare, a partire da molteplici punti di osservazione, l’opera di Lucio Fontana (1899-1968), il maestro italo-argentino che con le sue ricerche plastiche e pittoriche ha contribuito, al pari di pochi altri artisti del Novecento, al sovvertimento e alla ridefinizione dell’idea di spazio e della sua percezione. 
Nel corso della sua carriera, che lo ha condotto da Rosario de Santa Fe a Milano, Fontana ci ha trasmesso un’ampia e rilevante produzione che non si esaurisce negli episodi più celebri (i «Tagli», i «Buchi», gli «Ambienti spaziali»), e che lo ha proiettato sulla scena internazionale da Parigi a New York, fino in Giappone. La tensione costitutiva del suo lavoro – tra spinta all’astrazione e volontà di immersione nella vitalità organica della materia, tra rarefazione «cosmica» e corporeità erotica, tra sprezzatura formale e apertura alle innovazioni tecnologiche – si è riversata in una pluralità di sperimentazioni che valicano le barriere tra tecniche, generi e registri stilistici. 
La formula del dizionario, con la sua struttura aperta, si è rivelata congeniale al confronto libero con una tale ricchezza di proposte e ideazioni. Le voci, configurate come brevi saggi critici, sono dedicate a singole opere, a serie e a cicli, ma anche a progetti mai realizzati, o ancora a tematiche e a categorie concettuali che percorrono trasversalmente le diverse forme dell’attività di Fontana; alle tecniche e ai materiali pittorici e costruttivi da lui prediletti; ad artisti, amici, scrittori, critici, collezionisti, collettivi, movimenti, luoghi di incontro e di socialità mondana che si intrecciano a vario titolo con la sua storia; ad accademie, scuole, centri espositivi, mostre e rassegne che ne hanno segnato durevolmente la vicenda creativa; a capitoli particolarmente significativi della ricezione critica della sua opera, in Italia e nel mondo.

 

Lucio Fontana (Rosario di Santa Fé, 1899 - Comabbio, 1968) è stato uno dei più importanti protagonisti della scena artistica internazionale del XX secolo, mosso da un’inesauribile forza creativa che lo ha spinto a sperimentare sempre diverse forme e mezzi d’espressione.
Si forma come scultore lavorando nello studio del padre e studiando con Adolfo Wildt all’Accademia di Belle Arti di Brera. Si muove e lavora tra Milano e l’Argentina, dove è impegnato in commissioni pubbliche e private che gli valgono importanti riconoscimenti. Negli anni Trenta è tra i protagonisti della ricerca astrattista italiana ed espone in più occasioni le sue celebri sculture astratte alla Galleria del Milione di Milano. Contemporaneamente porta avanti la sperimentazione con la ceramica grazie anche al profondo dialogo che instaura con Tullio d’Albisola. A questo stesso periodo risalgono inoltre le collaborazioni con i maggiori architetti dell’epoca tra cui Figini e Pollini, BBPR e Luciano Baldessari.
Negli anni Quaranta si trasferisce in Argentina e fonda l’Accademia di Altamira a Buenos Aires. In questo contesto insieme a un gruppo di giovani artisti a lui vicini elabora quelle che sono in nuce le riflessioni e le teorie che accompagneranno la sua ricerca negli anni a venire e che trovano elaborazione nel Manifiesto Blanco del 1946. Nel 1947 torna definitivamente a Milano, attorno a lui si riunisce un gruppo di artisti affascinati dalle teorie del Manifiesto. Sono anni di intense discussioni e attività che danno vita allo Spazialismo, sostenuto dai diversi manifesti programmatici del gruppo. Contestualmente Fontana conduce una personalissima ricerca arrivando nel 1949 a “bucare” le tele, che titola Concetto spaziale. Proseguendo l’indagine intorno alla necessità di innovare il linguaggio artistico e alla ricerca di una dimensione nuova, una decina d’anni più tardi, compirà il rivoluzionario e iconico gesto del “taglio”. Al 1949 risale anche una delle prove più innovative e radicali, l’Ambiente spaziale a luce nera, presentato alla Galleria del Naviglio di Milano. L’opera diventa in questo modo l’effimera e personale esperienza dell’uomo nello spazio. Oltre ai celebri “Buchi” e “Tagli”, e alle “Sculture”, tra gli anni Cinquanta e Sessanta concepisce molteplici cicli di lavori: “Pietre”, “Barocchi”, “Gessi”, “Inchiostri”, “Carte”, "Olii", “Quanta”, "Nature", "Metalli", “Fine di dio”, “Teatrini”, “Ellissi”, nonché altri “Ambienti spaziali” a cui lavorerà fino alla fine della sua vita. È tuttora protagonista di importanti mostre personali in istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero e le sue opere sono presenti nelle collezioni dei più prestigiosi musei mondiali.

 

Dizionario Lucio Fontana, a cura di L. P. Nicoletti, in collaborazione con Fondazione Lucio Fontana, Quodlibet, Macerata 2023

 

Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili

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