Toti Scialoja
Giornale di pittura
a cura di Maria De Vivo, Laura Iamurri, Onofrio Nuzzolese, Angelandreina Rorro
prefazione di Arnaldo Colasanti
lunedì 2 ottobre 2023 alle 17:30
Accademia Nazionale di San Luca, Roma

 

introduce
Marco Tirelli

intervengono 
Arnaldo Colasanti, Gianni Dessì, Raffaele Manica, Claudio Strinati

 

Il Giornale di pittura di Toti Scialoja, redatto tra il 1954 e il 1964, è un laboratorio febbrile di idee, una cronaca esuberante delle esperienze a tutto campo di un inquieto sperimentatore, nel quale riflessione critica, prassi artistica e vita sono inscindibilmente legate.
Apprezzato come poeta da lettori sensibili quali Giorgio Manganelli e Giovanni Raboni, che lo ha definito «il talento poetico più originale e compiuto rivelatosi in Italia nel corso degli anni Settanta e Ottanta», Scialoja è stato al contempo uno dei protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, specie nell’ambito della dimensione gestuale e informale. Il Giornale documenta la fondamentale stagione della maturazione creativa, con i soggiorni a New York e a Parigi, il passaggio alla «pittura di gesto» e alla novità pittorica e insieme astratta delle «impronte», l’intenso colloquio e le amicizie con Brandi, de Kooning, Burri, Afro, Pasolini, Dorazio, Calder, Rothko, Cy Twombly.
Sono pagine innervate con prepotenza dalla forza della vita e dell’arte, come se la chiave della creazione fosse tutta in questo passaggio: «Solo con il caldo, il caldo nel nostro corpo, si può ottenere di dipingere, di andare avanti. Ma quel caldo deve nascere dalla mente e dalla morte, deve esser calore di libertà, assolutezza morale, ragione profonda dell’essere».

Il volume presenta per la prima volta il Giornale di pittura di Toti Scialoja in edizione integrale, fondata sugli originali dattiloscritti e manoscritti, fedele all’ordinamento predisposto dall’autore.

Toti Scialoja (1914-1998) esordì come pittore nel 1937; dopo una prima esperienza espressionista, legata alla scuola romana, giunse dal 1955 all’astrattismo e sperimentò tecniche diverse, dal dripping all’uso di stracci impregnati di colore, dallo stampaggio agli inserti materici. Le sue opere, strutturate negli anni Settanta in elementi geometrici ritmicamente scanditi, dopo il 1982 riproposero un linguaggio di matrice gestuale. Direttore (1982) dell’Accademia di Belle Arti di Roma, dal 1988 realizzò anche sculture. Parte integrante della sua ricerca fu il lavoro per il teatro, al quale si dedicò collaborando con scrittori, musicisti, registi e coreografi d’avanguardia (Vito Pandolfi, Aurel Milloss, Roman Vlad). Tra i suoi allestimenti si ricordano L’opera dello straccione di John Gay (1943, proibita dalle autorità fasciste); i balletti Marsia di Luigi Dallapiccola (1948) e Il principe di legno di Béla Bartók (1950); Traumdeutung di Edoardo Sanguineti (1964), Il Ratto di Proserpina di Pier Maria Rosso di San Secondo (1986). Oltre che in prose liriche (I segni della corda, 1952), la sua vocazione poetica si espresse in numerose raccolte di versi (alcune da lui stesso illustrate) ricche di umorismo, giochi verbali e nonsense (Amato topino caro, 1971; Scarse serpi, 1983; Le sillabe della Sibilla, 1988; I violini del diluvio, 1991). Di Toti Scialoja sono apparsi presso Quodlibet Tre per un topo (2014, 2019) e La zanzara senza zeta (2018).

 

Toti Scialoja. Giornale di pittura, a cura di M. De Vivo, L. Iamurri, O. Nuzzolese, A. Rorro, prefazione di A. Colasanti, Quodlibet, Macerata 2023 

Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili

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