(Possagno 1757 – Venezia 1822)
Donato il 31 luglio 1829 all’Accademia di San Luca dal suo segretario Melchiorre Missirini, il gesso fu realizzato da Canova probabilmente su incitamento dell’amico Quatremère de Quincy. In una missiva del 3 maggio 1811, infatti, Quatremère scriveva allo scultore “fate pur un giorno il vostro ritratto”. Nel 1812 Canova scelse di raffigurare se stesso in un busto dalle dimensioni colossali, unica immagine di sé in scultura. L’opera conservata in Accademia è il modello in gesso del ritratto definitivo, effige ufficiale dell’artista, collocato sulla sua tomba nel Tempio di Possagno. A differenza degli autoritratti in pittura, caratterizzati da un maggiore realismo, in questo Autoritratto Canova, basandosi sui principi classici, tramanda di sé un’immagine idealizzata, con lo sguardo rivolto verso l’alto, la bocca semiaperta e la testa, scrive Isabella Teotochi Albrizzi, “mossa in guisa di chi sente infiammarsi lo spirito alle più calde immagini del bello, ed è alquanto piegata a sinistra” (Teotochi Albrizzi 1821, pp. 1-2). Missirini, dal suo canto, nota che Canova seppe “dare al suo volto una rara grandezza di spirito, una imponente dignità di movimento” (Missirini 1833, p. 156). Dal marmo di Possagno furono tratte alcune copie che lo scultore regalò ad amici ed estimatori, come, ad esempio, allo stesso Quatremère de Quincy. Nel Museo di Roma è conservato un gesso con i punti di trasporto per la traduzione in marmo proveniente dallo studio dell’allievo di Canova Adamo Tadolini. La figura dello scultore può essere messa in relazione con la Francia e l’ambiente francese a Roma sin dalla sua gioventù, quando a soli vent’anni, come “pensionato”, raggiunge la città eterna e frequenta, tra gli altri luoghi, Palazzo Mancini al Corso, allora sede dell’Académie de France. Verrà chiamato poi direttamente da Napoleone a Parigi per due volte, per eseguire il suo ritratto (un modello in gesso è conservato in Accademia di San Luca, inv. 70) e quello dell’imperatrice Maria Luisa. Ma la capitale francese vide ancora la presenza di Canova in un’altra circostanza, dopo il Congresso di Vienna, quando lo scultore si distinse per un’azione ferma e tenace per il recupero delle opere d’arte tolte da Napoleone agli Stati romani (Pietrangeli 1992). L’effige in gesso di Canova conservata in Accademia di San Luca è stata restaurata da Fabio Porzio nel 2007, occasione in cui è stata rinvenuta l’iscrizione, nella parte inferiore della nuca, “CANOVA SE IPSUM F. AN. MDCCCXII”, presente anche nel marmo di Possagno, ed è stata rimessa in luce la patina originale.
Paola Picardi